ARMENIA 1915, “IL GRANDE MALE”

Un genocidio che non possiamo dimenticare

Cari lettori, 

il 24 aprile del 1915 aveva inizio il genocidio del popolo armeno: l’Impero Ottomano, prossimo alla fine, sterminò un milione e mezzo di donne, uomini e bambini, utilizzando tutti gli strumenti che la ferocia umana è in grado di immaginare.

Ecco perché gli Armeni chiamano Metz Yeghérn (Grande Male) le sofferenze subìte dal loro popolo, a causa delle deportazioni nel deserto finalizzate alla morte, alle fucilazioni, alle violenze.

In questo terribile momento che la nostra società sta attraversando e con i festeggiamenti dell’Anniversario della Liberazione alle porte, è doveroso commemorare il primo grande genocidio del XX secolo, il secolo più sanguinoso e atroce che la storia ricordi.

Noi del “Circolo della Bussola” vogliamo dare voce agli Armeni che hanno perso la vita in quegli anni e fare in modo che anche le giovani generazioni conoscano cos’è successo a quel popolo, il primo ad aver riconosciuto la fede cristiana come religione di Stato (avvenne nel 301 d.C., ben dodici anni prima dell’editto di Costantino, emanato solo nel 313 d.C.) e proprio per questo sterminato.

Vi invitiamo quindi all’incontro che abbiamo organizzato.

Martedì 26 aprile alle ore 21, presso il teatro Regina Pacis, via Roma 110, a Saronno.

Ripercorreremo gli avvenimenti di quei terribili anni con l’aiuto del giornalista Rodolfo Casadei, del soprano armeno Elisaveta Martirosyan e degli attori della Compagnia della Ruota.

Abbiamo preparato questo Dossier in preparazione all’incontro e per fornirvi strumenti utili ad un approfondimento.
Buona lettura.

  • L’orrore del genocidio La notte in cui ebbe inizio l’incubo del “Grande male”
  • Le tappe del genocidio Massacri e deportazioni: così l’Impero ottomano si è accanito a più riprese sull’Armenia
  • I testimoni del genocidio Aharon non alza mai lo sguardo. Silvard resta aggrappata alla speranza. Adranik non si rassegna. Sono tre superstiti del genocidio che oggi non ci sono più, ma le loro testimonianze rimarranno nei nostri cuori. Perché il cuore è il luogo della memoria
  • Le parole del genocidio Numerosi furono gli scrittori armeni vittime del genocidio, come il grande poeta Daniel Varujan, il cantore per eccellenza della tragedia armena Siamantò (pseudonimo di Adom Yargianian) e il sacerdote Garabed Der Sahaghian
  • Le immagini dell’orrore Corpi scheletrici, donne che piangono i figli, esecuzioni e deportazioni: il richiamo straziante delle foto di Wegner
  • La canzone di Aznavour “Sono caduti senza sapere davvero perché, sono morti invocando il loro Dio”
  • Bibliografia Piccola bibliografia per conoscere e non dimenticare la “fine di un mondo”