IL GIORNO DELLA MEMORIA

Cara amica, caro amico,
uno dei dibattiti della storiografia moderna ruota attorno all’affermazione, proposta da Cicerone, che “la storia è maestra di vita” e la conclusione, condivisa dalla maggioranza degli storici contemporanei è che “no, non lo può essere, perché il filo della storia si dipana in una linea continua, tortuosa, senza mai ripetersi e quindi senza dare indicazioni su ciò che potrà accadere in futuro”.

Ma siamo proprio sicuri che sia così?
La Giornata della Memoria è proprio qui a testimoniarci il contrario!
Fatti accaduti in tempi vicini a noi (non sono passati nemmeno 100 anni) e che per la follia di molti hanno portato allo sterminio di moltissimi, rischiano oggi di passare negli avvenimenti di scarso rilievo della nostra giornata, presi come siamo dalle contingenze quotidiane: il dipanarsi del filo della nostra storia non ammette interruzioni o soste.
Eppure le enormità che hanno attraversato la storia dei primi 50 anni del 1900 sono ancora qui a ricordarci che è stato possibile che milioni di ebrei siano stati sterminati da un’ideologia folle, nata, cresciuta e giunta al suo apice spesso tra l’indifferenza dei contemporanei.
Questi avvenimenti, al di là delle celebrazioni laiche di oggi, devono farci tenere la guardia alzata affinché quella storia non si ripeta: per questo la storia deve esserci “maestra di vita”, insegnandoci a non ripetere gli errori commessi da questa nostra distratta e indifferente umanità.

Vogliamo portare il nostro contributo per ricordare quanto è successo, esaminando un argomento insolito, quello del ruolo dei medici che hanno collaborato allo stermino, attraverso la recensione del libro “Ippocrate è morto ad Auschwitz” di Giulio Meotti.

Vi segnaliamo anche un interessante testimonianza che potrete trovare sul blog “Altre Storie” di Mario Calabresi (https://www.mariocalabresi.com/) dal titolo “La mappa della memoria”. È il racconto di una coppia di sposi che ha fatto del proprio pensionamento l’inizio di una seconda vita, che li ha portati a percorrere con il loro camper l’Europa, alla ricerca dei luoghi dello sterminio nazifascista: un’occasione per non dimenticare.

Riportiamo infine un articolo tratto da Lombardia Quotidiano che segnala la mostra di William Congdon, grande artista americano che ha vissuto per molti anni in Italia, e che ha conosciuto l’orrore dei campi di concentramento attraverso la sua attività di barelliere volontario al seguito delle truppe di liberazione americane. La mostra, allestita al Binario 21, è visitabile ancora per qualche giorno, fino al 31 gennaio.